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Badia di Ruoti
L’origine della Badia di Ruoti è assai remota e fino ad oggi la data della sua
fondazione non può essere stabilita con certezza. È però indubbio che questo
monastero fosse stato eretto già prima dell’XII secolo. Infatti, nel 1070 alla
Badia di Ruoti fu unito il monastero di Paterno presso Foiano (Ar) ed entrambi,
in questa occasione, adottarono la regola camaldolese, istituita da S. Romualdo.
Precedentemente invece, la Badia di Ruoti, insieme all’altra potente Badia di
Agnano, apparteneva all’ordine benedettino, molto diffuso in Toscana intorno al
X secolo. Nell’XI secolo la Badia aveva giurisdizione su numerose chiese e
monasteri della Valdambra e del senese. L’importanza della Badia di Ruoti si
evince anche dalle costituzioni di don Giovanni dell’ordine camaldolese,
capitolo X, in cui San Pietro a Ruoti è citato tra i maggiori monasteri
dell’ordine.
Il complesso abbaziale è costituito dalla chiesa, dalla cappella della Compagnia
e dal convento con chiostro interno. La chiesa è a croce latina, con un’unica
abside e la facciata ha un portico pensile risalente all’XI secolo. Inizialmente
fu costruita solo la navata fino al campanile, poi il transetto con la cupola,
l’abside e il campanile. Successivamente fu sopraelevata per equilibrare in
altezza le accresciute dimensioni dell’intero edificio, mentre altre modifiche
furono apportate verso il 1500 per iniziativa di abati e benefattori che fecero
affrescare le pareti.
La Badia dovette difendersi spesso nel corso dei secoli da irruzioni di eserciti
impegnati in lotte e guerre che periodicamente devastavano la Valdambra. In
questi casi, anche l’appoggio papale, che di solito non veniva meno, poteva
ottenere ben poco. Nel 1287, i guelfi, scacciati da Arezzo ormai dominata dai
Ghibellini, invasero la Valdambra e assediarono la Badia di Ruoti, valorosamente
difesa anche dai frati stessi. Ma questo scampato pericolo non ne evitò altri:
nel 1390 Giovanni Ubaldini, capitano delle truppe senesi e del duca di Milano
Galeazzo Visconti, si impadronì della Badia, liberata poi nel 1392. Nel 1430 fu
invece la volta dei senesi che presero la Badia durante la loro guerra con i
fiorentini.
L’anno in cui iniziò la decadenza della Badia fu il 1479, anno in cui le truppe
papali e napoletane occuparono e in parte distrussero il monastero. Nel 1491
Alessandro III mise la Badia in commenda e, dopo il susseguirsi di alcuni abati
commendatari, dal 1561 fu riunita perpetuamente al vescovado di Montepulciano.
Alla fine del 1600, ritenendo tutto l'insieme rude e mal ridotto, per onorare
l'anno santo del 1700, tutto l’assetto architettonico interno fu trasformato in
stile barocco e furono aggiunti due altari laterali, uno dedicato alla Madonna
del Carmine e l'altro a San Giuseppe. L'altare maggiore invece
fu posto al centro e la tavola di Neri di Bicci del 1472 che lo sormontava fu
addossata all'abside.
Questa tavola, che è considerata una delle più belle pale da altare
dell’artista, rappresenta nel corpo principale «L’Incoronazione della Vergine» e
nella lunetta superiore «L’Annunciazione».
All’inizio del XX secolo fu il vescovo mons. Batignani a far riportare la pala
nella posizione originaria e a rimuovere la sovrastruttura barocca dell’altare
facendo riportare alla luce le linee architettoniche della cupola che nel 1926
fu rialzata di mezzo metro.
Quando il complesso monastico non fu più residenza del vescovo di Montepulciano,
divenne abitazione del parroco e sede della fattoria, e nell’opera di
ristrutturazione ad uso agricolo l’ala est subì particolari trasformazioni. La
caduta reiterata di pietre dalle alte muraglie del complesso abbaziale, fece
iniziare l’opera di restauro. Le ultime opere di restauro sono state eseguite
nel 2007/2008 grazie al progetto «Abbazia per tutti» dell’associazione Sichem–crocevia
dei popoli – Onlus.
Itinerario consigliato dalla
Casa per ferie San Pietro a Ruoti
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