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Gandellino (Bergamo)
Itinerario consigliato da
Villa Padri Barnabiti
Ubicato a 675 metri di altezza s.l.m., in una
tranquilla zona dell’alta Val Seriana, si trova a 44 chilometri a nord di
Bergamo.
Conta 1.070 abitanti, ai quali vanno ad aggiungersi nel periodo estivo i
numerosi turisti che scelgono il paese per trascorrervi alcune settimane di
vacanza. Racchiuso da alcune delle più suggestive cime delle alpi Orobie (Redorta,
Grabiasca, Brunone, Cardeto), il territorio comunale comprende, oltre al
capoluogo, la frazione di Gromo San Marino e altre contrade, come Foppi, Tezzi,
Bondo, Pietra e Grabiasca.
Gandellino è un antico borgo risalente all’epoca tardo romana, fiorente sotto la
dominazione veneta grazie alle miniere di ferro ed alle fucine che lo
lavoravano; venne distrutto nel XV secolo da almeno due disastrose alluvioni del
torrente Sedornia.
Numerose sono le possibilità di escursioni, ma anche di semplici passeggiate,
che Gandellino offre agli appassionati della montagna. Per citare alcuni degli
itinerari più noti, si va dalle “camminate” in Val Sedornia (una tra le laterali
del fiume Serio, che si sviluppa tra boschi di abeti e pascoli d’altura)
passando dallo “Spiaz de la Martisola”, dove si trova un masso erratico, alla
cappella di San Carlo verso i prati di Vigna, o alla sorgente dell’acqua
ferruginosa sulla mulattiera che collega Gandellino con Boario.
Sull’altro versante della valle, ci si può recare ai Foppi, Cavagnani, Campiello
e Ceto, fino ad arrivare alle escursioni più impegnative, che richiedono un
certo allenamento ed un adeguato equipaggiamento da montagna: Vigna Vaga, con il
caratteristico laghetto, Monte Timogno, Ferrante, Grabiasca, Laghi di Cardeto,
Passo di Portula.
Pochi chilometri in automobile e si può giungere ai punti di partenza per le
gite ai rifugi: Curò e Coca (da Valbondione), Brunone (da Fiumenero), Calvi (da
Ripa di Gromo), Alpe Corte e Laghi Gemelli (da Valcanale); proprio da quest’ultimo
ha inizio anche il sentiero dei rifugi delle Orobie, che si conclude all’Albani.
Sui due versanti della valle passa anche il Sentiero dell’Alto Serio: il
tracciato occidentale porta da San Giovani di Gorno (stazione di partenza) a
Grabiasca, passando anche per Bani, Ripa, Foppi; il versante orientale parte
invece da Aprico (Fino del Monte) per arrivare ancora a Grabiasca, con tappe
intermedie Valzurio, Moschel, Ave, Pagherolo, San Carlo e Tezzi Alti.
Nella zona anche gli appassionati di mountain bike possono scegliere tra diversi
itinerari, mentre chi preferisce gli sport più “tradizionali”, può usufruire del
Centro Sportivo Comunale, con campi di pallavolo, calcetto e tennis.
Un campo di pallavolo c’è anche a Gromo San Marino, in località Bocchetta, e,
sempre a Gromo San Marino, si trova il campo comunale di calcio.
Di pregevole interesse artistico sono invece le due chiese parrocchiali. Quella
di Gromo San Marino è dedicata alla Natività di Maria; risalente al 1350, quando
era annessa ad un convento di monache, è stata restaurata per la prima volta nel
1877, e in seguito nel 1936 e nel 1987.
Conserva al suo interno alcuni affreschi quattrocenteschi, tra i quali spicca il
ciclo “Il credo degli apostoli”. La parrocchiale di Gandellino, dedicata a San
Martino, è un maestoso edificio in pietra viva locale (porfido quarzifero
lavorato amano), la cui costruzione si è protratta per 64 anni concludendosi
nell’agosto del 1984 con l’inaugurazione del campanile.
E’ disposta su due piani (la cripta viene utilizzata nei mesi invernali), ed è
sorta nello stesso luogo in cui sorgeva la vecchia chiesa cinquecentesca, di cui
è rimasta solo una parte, l’attuale sacrestia, restaurata nel 1990. Da segnalare
la statua, di scuola fantoniana, della Madonna del Carmine.
Altre chiese da visitare sono quelle di San Giorgio a Bondo, dedicata alla
Madonna di Lourdes, di San Giovanni Battista in località Tezzi e di Santa Lucia
in contrada Foppi. L’abitato di Tezzi offre anche alcuni esempi di architettura
tipica della montagna bergamasca: un tempo contrada popolosa, oggi, ancora
percorsa da viottoli e angusti acciottolati, ha ben conservato le case rurali
con finestrelle e inferiate, ballatoi in legno e tetti con tipiche lastre di
ardesia.
Pregevole esempio di archeologia industriale è invece la centrale idroelettrica
Enel, risalente al 1920, di aspetto neogotico.
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