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Un rapporto antico fra un territorio e la devozione religiosa dei suoi
abitanti.
Dal 24
aprile al 21 giugno 2008, le restaurate scuderie del Castello di Melfi ospitano
la mostra “Il Vulture ed il Sacro: segni e forme della pietà popolare”:
un secolo di storia attraverso le testimonianze della devozione
Un grande appuntamento culturale che testimonia la grande devozione religiosa di
un territorio – quello del Vulture, nel nord della Basilicata - attraverso le
testimonianze artistiche che si snodano lungo un secolo, fra Ottocento e
Novecento.
Dal 24 aprile 2008 fino al 21 giugno 2008, nelle scuderie seicentesche del
Castello di Melfi - nuovo spazio espositivo recentemente recuperato dopo un
attento restauro e la cui inaugurazione è prevista proprio in occasione di
questa iniziativa - si terrà infatti la mostra “Il Vulture ed il Sacro: segni e
forme della pietà popolare”, esposizione storico-culturale di materiali relativi
alla devozione popolare e di immagini fotografiche, che documentano il
territorio nel rapporto con il tema del sacro, nelle sue varie forme. Del resto,
la storia del Vulture è stata interessata da continui scambi fra cultura laica e
religiosa.
L’approfondimento riguarda i cento anni che si situano a cavallo tra l’Otto ed
il Novecento, dalle vicende che precedettero l’Unità d’Italia, sino agli anni
della Seconda guerra mondiale: periodo nel quale la religiosità ha costituito
uno degli aspetti prioritari dell’identità del Vulture, diventando un elemento
unificante della sua gente.
Curata da Civita (Roma) e dall’Albero di Minerva (Melfi), la mostra è un
percorso al confine fra l’arte sacra e l’antropologia, la storia e la
documentazione etnografica, la religione e le pratiche scaramantiche di un
territorio in cui la Fede non è stata vissuta solo a livello personale, ma ha
costituito un elemento fondamentale delle pratiche sociali.
L’esposizione si articola in due sezioni, integrandosi perfettamente nello
spazio architettonico che l’accoglie.
Da un lato, dodici nicchie ospiteranno altrettanti manufatti di artigianato
locale che esprimono le forme prese dalla religiosità popolare. Di fronte a
queste, la mostra prosegue con tre sezioni distinte di materiale documentario
dedicate rispettivamente a “La terra”, “La fede” e “I cristiani” (quindi la
gente), fili conduttori attraverso i quali rileggere, come in un album dei
ricordi, la vita di una regione così poco conosciuta.
Gli oggetti esposti, di profondo interesse, comprendono statue dei Santi
patroni, manichini della Vergine dolorosa perfettamente abbigliati, strumenti
processionali ed altri manufatti tuttora oggetto della venerazione popolare,
creati da artigiani locali che hanno saputo impreziosire materiali poveri.
Accanto a questi, ecco immagini, quadri e fotografie d’epoca, scelti con
l’obiettivo di ricostruire per gli occhi dei visitatori il Vulture e i suoi
abitanti, in quei fondamentali 100 anni.
La mostra è inserita all’interno di un corposo ed articolato progetto formativo,
denominato “Culture in Loco”, sostenuto dalla Regione Basilicata, dal PIT
Vulture Alto Bradano, da soggetti privati di livello nazionale ed associazioni
culturali locali.
Costruita su un colle vulcanico ai piedi del monte Vulture, Melfi è una delle
cittadine lucane più ricche di testimonianze storiche ed artistiche. Il borgo è
circondato da oltre quattro chilometri di mura. Simbolo della città e delle sue
dominazioni è il poderoso castello normanno-svevo, il più noto della Basilicata
e tra i più grandi di tutto il sud Italia. La struttura fu costruita dai
Normanni per volontà di Roberto il Guiscardo, ma con Federico II di Svevia venne
ampliata e risistemata, divenendo un’architettura simbolo di questo periodo.
Oggi il magnifico castello è sede del Museo Nazionale del Melfese.
Il Vulture ed il Sacro: segni e forme della pietà popolare
Periodo di apertura: 24 aprile - 21 giugno 2010
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