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Chiesa di SAN GIOVANNI CALIBITA

 

Se la chiesa di San Bartolomeo non sfugge alla vista di chi visiti l’isola non altrettanto può dirsi per l’altro tempio che si nasconde all’interno dell’ospedale dei Fatebenefratelli. Forse altrettanto antica (notizie di una chiesa dedicata però a San Giovanni Battista la fanno risalire al IX secolo quando il vescovo di Porto, Formoso, vi si insediò dopo la sua fuga dai Saraceni) e costruita sul Tempio di Giove di cui negli anni Settanta si sono rinvenute importanti tracce, riceve l’attuale nome nel Cinquecento.

Giovanni era un giovane nobile romano vissuto nel V secolo che aveva abbandonato la casa paterna per dedicarsi ad una vita eremitica. Dopo sei anni trascorsi da mendicante tornò a Roma andando a vivere in un misero tugurio nei pressi del palazzo di famiglia. Si fece riconoscere dai suoi genitori solo prima di morire e il suo nome Calibita deriva probabilmente dal termine greco kalybe che significa piccola capanna. Giovanni era un monaco “acèmeta” ovverosia vegliante (dal greco akoimètos, insonne) appartenente probabilmente ad una comunità di monaci orientali che avevano come regola il Vangelo e che pregavano ininterrottamente giorno e notte.

Nel 1119 nella chiesa si tenne la prima adunanza di cardinali e del clero romano per convalidare l’elezione di papa Callisto II avvenuta a Cluny. Poi nel 1281 Martino IV la elesse a parrocchia.

Papa Urbano V un secolo dopo soppresse il capitolo dei canonici di San Giovanni e concesse la chiesa alla congregazione delle Benedettine Santucce che avevano questo nome dalla loro riformatrice Santuccia Terebotti da Gubbio. Le monache si erano insediate sull’isola nella seconda metà del Duecento in una costruzione dietro la chiesa che in quel momento versava in stato di forte degrado e che furono chiamate a restaurare.

Infine nel 1584 Gregorio XIII concesse la chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che andavano gridando per la città: “fate bene, fratelli, per l’amore di Dio”. I frati acquisirono l’annesso ex monastero benedettino destinando alcuni locali per la cura degli ammalati.

Una prima importante ristrutturazione della chiesa fu effettuata nel 1640 allorché fu conservata la sola navata centrale per utilizzare le altre due come corsie dell’ospedale. Dal 1676 la chiesa era dotata anche di un campanile che fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni trenta ad opera di Cesare Bazzani.

La facciata è opera di Romano Carapecchia che la costruì nel 1711. Nel 1741 invece fu rifatta una nuova pavimentazione e l’intera decorazione interna costituita da marmi, stucchi e affreschi: questi ultimi di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche tipiche di questo artista protagonista di primo piano del primo Settecento romano che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro: sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio.

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L’altare maggiore – dal prezioso paliotto in marmo e madreperla – mostra un’ancona con la Morte del Calibita di Giambattista Lenardi.

Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada: quest’immagine è ritenuta miracolosa perché quando nel 1557 la piena del Tevere inondò l’isola la lampada che le ardeva dinanzi, seppure sommersa dall’acqua, non si spense. Ora una sua moderna replica, dovuta a Cesare Bazzani, si trova in un’edicoletta di legno all’esterno (come si trovava in antico, probabilmente sotto un’arcata del Ponte Fabricio) per rammentare l’evento straordinario.

Nella Sala Capitolare del convento adiacente alla chiesa (gli attuali ambienti di pertinenza dell’ospedale) è possibile ammirare un eccezionale dipinto del 1640 dovuto a Mattia Preti: la Flagellazione, è un’opera superba di questo artista di origine calabrese profondamente influenzato da Caravaggio.

Nel chiostrino due lunette affrescate da anonimi autori del Settecento narrano le Storie di San Giovanni Calibita.Accoglienza Roma

 

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