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Il Santuario di Nostra Signora
di Misericordia
(Savona Regione Liguria)
L’Apparizione
La nascita del Santuario è legata all’Apparizione della Vergine ad Antonio
Botta, un contadino della Valle del Letimbro, zona angusta e costituita per lo
più da umili e isolati casolari.
Il 18 marzo 1536, come ogni mattina, l’uomo si reca al suo lavoro nei campi
intento a recitare il Rosario quando, chinatosi per rinfrescarsi il viso in un
ruscello, diviene testimone dell’evento prodigioso.
“Misericordia e non giustizia” è il messaggio che la Madonna gli affida e che è
accolto fin dal primo momento con devozione ed entusiasmo dalla città di Savona
che proprio in quel frangente versa in una situazione di grave crisi economica,
a seguito della sconfitta subita da Genova nel 1528.
La Madonna di Misericordia diviene nel 1537 Patrona della città di Savona. Da
allora, ogni anno, il 18 marzo, in occasione dell’ anniversario
dell'apparizione, il Vescovo guida la processione fino alla Basilica seguito
dalle Confraternite dell'intera Diocesi e dai numerosi devoti.
La piazza del Santuario
La piazza antistante la Basilica sorge allo scopo di accogliere i numerosi
pellegrini che, fin dal primo momento, affluiscono per venerare la Madonna di
Misericordia.
Grazie alle loro elemosine, già nel 1536 viene costruito un piccolo oratorio sul
luogo dell’Apparizione.
Il 12 luglio 1536 il Consiglio Grande di Savona delibera l’edificazione di un
Santuario con annesso un ospizio per i poveri e gli infermi.
In breve, al di sopra della prima cappella viene costruita, su progetto
dell’Architetto Antonio Sormano Pace, la chiesa a tre navate, che sarà poi
ultimata nei primi anni del Seicento.
Quasi contemporaneamente, sul lato sinistro della piazza viene edificato entro
il 1541 il primo ospizio, denominato Palazzo delle Azzarie, che attualmente è
sede di mostre e di iniziative collegate al Santuario. A fronte dell’aumento di
richieste da parte dei poveri e dei bisognosi, nel 1593 si pone la prima pietra
del secondo e più grande ospizio, sul lato opposto della piazza.
Tra il 1609 e il 1611 inizia la costruzione della nuova facciata della chiesa,
che viene sovrapposta a quella originaria e che dà avvio ad un intervento
urbanistico destinato a creare una sorta di teatro all’aperto.
Sul lato sinistro della piazza prospettano altresì il Palazzo dei Cappellani
(costruito tra il 1564 e il 1569 e destinato all’accoglienza dei sacerdoti
addetti alla cura del Santuario) e il Palazzo Pallavicini, che non si esclude
possa costituire il completamento di alcune strutture in elevazione dell’ospizio
progettato da Padre Orazio Grassi.
Sul lato destro della piazza si trova il Palazzo del Duca di Tursi, nobile
genovese a cui viene concesso nel 1636 e che unisce la chiesa al secondo
ospizio.
Infine, al centro della piazza, la cui pavimentazione è di ciottolato bianco e
nero con camminamento in mattoni, si trova la fontana realizzata tra il 1702 ed
il 1708 ad opera di Giacomo Ponsonelli. Sul basamento, un angelo barocco in posa
plastica mostra al visitatore un cartiglio recante la scritta “Haurietis in
gaudio” che significa “dissetatevi con gioia”.
La facciata
La facciata, costruita tra il 1609 e il 1611 è opera di un artista lombardo,
Taddeo Carlone di Ruvio che sceglie per essa la tonalità calda della pietra di
Finale, alternandola, nei riquadri delle porte, con la variegata lucentezza del
marmo.
L’opera viene realizzata nel pieno di quel clima artistico chiamato Manierismo
in ragione della volontà di ispirarsi alla “maniera” dei più importanti artisti
dell’epoca, in particolare a Michelangelo e Raffaello.
Alte lesene dividono la facciata in cinque sezioni, dove si aprono le porte
d’ingresso e due nicchie che racchiudono le statue di San Giovanni Battista e
San Giovanni Evangelista.
Sul timpano della porta centrale della facciata è poi collocata la statua serena
e composta della Madonna col Bambino, capolavoro del Carlone.
Ghirlande di fiori e frutti corrono da un capitello all’altro contribuendo ad
alleggerire i motivi della decorazione.
Da notare infine una particolarità: la presenza sulla parte superiore della
facciata dello stemma di Savona, richiama il fatto che nel 1537 Papa Paolo III
con una bolla papale concesse alla città il giuspatronato sulla chiesa nonché
sull’Ospedale dei Poveri sorto di fianco. In quella stessa bolla si sancì che
l’ente fosse gestito da tre rappresentanti nominati dalla città di Savona, dando
così inizio alla gestione laica che tuttora persiste in capo all’Azienda
Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia.
La chiesa
È’ un grande edificio a tre navate, lungo metri 41,60 e largo metri 20,50,
costruito tra 1536 ed il 1540 ad opera dell’architetto Antonio Pace Sormano.
Il divario temporale tra la costruzione della facciata e quella del tempio
giustifica il distacco tra interno ed esterno. Lo storico savonese Torteroli,
vissuto nell’Ottocento, scrive infatti che la chiesa del Santuario non
appartiene ad alcun ordine di architettura, caratterizzandosi piuttosto come una
forma intermedia tra un costruzione gotica ed una rinascimentale.
La struttura dell’interno, con la cripta sottostante l’altare maggiore, è
insolita nell’ambiente savonese e ricorda l’antica Cattedrale sul Priamar,
distrutta dai genovesi alla fine del 1500.
Tra le opere di maggior rilievo contenute al suo interno ricordiamo l’altare
disegnato da Gian Lorenzo Bernini (il terzo a sinistra), che accoglie l’unica
pala marmorea del Santuario e la grande tela di Domenico Zampieri, detto il
Domenichino (1581-1641) dedicata alla Presentazione di Maria al Tempio e
ospitata nel terzo altare a destra dell’entrata.
La cripta
Cuore religioso del Santuario, custodisce al suo interno, nel luogo in cui
secondo la tradizione avvenne l’apparizione, la statua della Madonna di
Misericordia, commissionata nel 1560 a Pietro Orsolino, scultore di origine
lombarda .
La volta è decorata da stucchi dorati e da due pannelli, anch’essi dorati,
raffiguranti la SS. Trinità e la Vergine che benedice la città di Savona. Sulla
destra è custodito il Tabernacolo mentre a sinistra spicca un prezioso
Crocifisso risalente al 1400.Nella cripta è anche conservata la ROSA D'ORO,
onorificenza donata da S.S. Benedetto XVI durante la visita avvenuta nel maggio
2008.
Il coro
La costruzione del coro con sedili e spalliere in legno avvenne nel
1644, mentre gli intarsi risalgono alla seconda metà del XIX secolo e sono
opera dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Garassino e di Ignazio Scotto. La tarsia
della spalliera centrale, che raffigura l’Apparizione, è tratta da un dipinto di
Giuseppe Agostino Ratti, mentre quella posta dietro l’altare maggiore riproduce
Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio. Il catino dell’abside è
decorato con un affresco raffigurante angeli cantori e musicanti che inneggiano
alla misericordia della Vergine, dipinto nel 1928 da Eso Peluzzi, il pittore
cairese cui è intitolata la sezione novecentesca del Museo del Santuario.
La sacrestia
A destra dell’altare maggiore si accede alla Sacrestia, realizzata nel
1643-1644. Degno di nota, in particolare, è il grande armadio in legno di noce
che occupa la parete di fronte all’ingresso e che è stato realizzato su disegno
di Padre Orazio Grassi. Il Leggio collocato nel centro della stanza è anch’esso
una pregevole opera dei primi anni del Seicento.
Il museo
Inaugurato nel 1959 e completamente ristrutturato nel 1986-1987, ha sede
nell’ala che collega il Palazzetto del Duca di Tursi e l’ospizio. L’attuale
Museo del Santuario, che mantiene nei suoi contenuti fondamentali l’allestimento
realizzato negli anni Cinquanta, rappresenta un unico percorso costituito dallo
storico Museo del Tesoro e dalla Sala Peluzzi, inaugurata nell’estate del 2008.
Per assicurare una maggiore e più efficace visibilità delle opere, si propone al
visitatore di percorrere l’itinerario museale attraverso la percezione diretta
dei pregiati doni offerti come segni di devozione alla Vergine. Il percorso si
snoda attraverso cinque sezioni identificate secondo un criterio cronologico
(Secoli XVI-XVII, Cella dei preziosi, Secolo XVIII, Secolo XIX, Ex-voto) e ci
guida alla scoperta del grande patrimonio storico e artistico esposto. Tra i
tesori ivi custoditi, si possono annoverare: la Corona in oro e pietre preziose
e la Collana appartenuta alla principessa Maria Anna di Savoia; i pregiati
paramenti sacri; il raffinato servizio liturgico in argento donato da Mons.
Agostino De Mari, nonché la collezione degli ex- voto segno della gratitudine
di tutti coloro che hanno ricevuto grazie dalla Madonna di Misericordia. La Sala
Peluzzi espone le opere donate dal Maestro a testimonianza del suo forte legame
con l’umanità sofferente che trovò accoglienza in questi luoghi a Lui così cari.
Nella sala sono altresì collocate le opere di proprietà della famiglia Peluzzi e
del Comune di Savona, tra cui, in particolare, la tavolozza del pittore.
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